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NEL SEGNO DI GALILEO. UNA CITTA ALLA RICERCA PER DISEGNARE UN FUTURO DIVERSO

Il Gazzettino / di Silvia Moranduzzo.
Sarà una settimana scoppiettante». Così definisce la nona edizione del Galileo Festival Giovanni Caprara, giornalista e direttore scientifico della kermesse. Dall’11 al 17 ottobre Padova accoglierà 50 eventi che avranno come punto focale l’innovazione.

«Sarà una settimana significativa non solo per Padova ha commentato durante la presentazione ufficiale del festival nella sala Rossini del Caffè Pedrocchi . Racconterà la realtà nazionale, tratterà di scienza e innovazione. Dopo la pandemia abbiamo capito che il futuro sarà diverso rispetto a quanto immaginavamo solo due anni fa. Grazie alla ricerca siamo riusciti ad avere nel giro di un solo anno i vaccini che hanno abbattuto drasticamente la mortalità del coronavirus. Dobbiamo sfruttare le opportunità che ci dà la scienza per pensare alla nuova società che ci attende».
La manifestazione, promossa dal Comune di Padova e da ItalyPost, vuole mettere sotto la lente i grandi temi del mondo scientifico, proponendosi come piattaforma comune per promuovere Padova a capitale italiana della scienza e dell’innovazione. «Partiremo dallo spazio continua Caprara Il mondo sta accelerando verso confini che fino a ieri ci sembravano fantascienza. Presto sarà lanciata la prima sonda della Nasa per deviare la traiettoria di corpi celesti. A questa sonda ne è attaccata un’altra, di produzione italiana, che resterà in orbita e filmerà tutto».
Cuore simbolico della manifestazione sarà anche quest’anno la cerimonia di consegna del Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica, giunto alla quindicesima edizione e realizzato con il patrocinio della Regione Veneto, in programma domenica 17 ottobre alle 11 presso il Teatro Verdi. La cerimonia di consegna sarà preceduta, sabato 16 ottobre alle 18, da un incontro pubblico con gli autori dei 5 libri finalisti del Premio: Antonio Casilli, Pier Paolo Di Fiore, Barbara Mazzolai, Alberto Piazza e Chiara Valerio. «Abbiamo scelto il Verdi perché il festival è un’opportunità anche per coinvolgere i luoghi di Padova, farla conoscere sottolinea Andrea Colasio, assessore cittadino alla Cultura . Come amministrazione ci impegniamo a porre tutte le condizioni per far diventare la città capitale europea dell’innovazione». Un tema, questo, su cui ha posto l’accento anche Filiberto Zovico, fondatore di ItalyPost: «Padova può aspirare a diventare capitale europea dell’innovazione perché ha una università eccellente, settori industriali avanzatissimi, imprese che fanno molta innovazione. Bisogna unire le forze».
Durante il festival ci saranno 150 studenti delle scuole superiori di Padova e Venezia che aiuteranno a gestire l’organizzazione. E c’è una prima volta: la partecipazione di AcegasApsAmga. «In qualità di gestori del servizio idrico padovano, siamo felici di partecipare per la prima volta al Galileo Festival con un panel dedicato alla sicurezza idraulica della città dice l’amministratore delegato dell’azienda Roberto Gasparetto . Non solo una partnership e un evento di grande valore per la città, ma una grande opportunità di poter raccontare e approfondire le innovazioni tecnologiche e la ricerca applicata nel territorio rispetto al governo delle acque con un focus sugli interventi attivati negli anni, in collaborazione con Comune e Autorità di Bacino, per la protezione di Padova dai fenomeni meteorologici estremi». Non mancherà nuovamente il contributo di Airc che tra le mission ha proprio la divulgazione scientifica. «Nel 2021 Fondazione Airc ha investito oltre 7,9 milioni di euro nella nostra regione per sostenere 59 progetti di ricerca riferisce Paola Zanovello, docente di Immunologia dell’Università di Padova e consigliera del comitato Airc Veneto Anche la divulgazione scientifica è parte integrante della missione di Airc».
Passaggio al futuro
Futuro. È questa la parola chiave che traghetterà la nona edizione del Galileo Festival. Dall’11 al 17 ottobre, 55 incontri animeranno la città di Padova all’insegna della divulgazione scientifica e dell’innovazione. Tantissimi gli ospiti, oltre cento, e stretta la collaborazione con l’Ateneo. Diversi incontri sono stati organizzati proprio dai Dipartimenti universitari che hanno messo a disposizione le migliori menti tra docenti e ricercatori. Gli eventi si svolgeranno sia in presenza sia online e, neanche a dirlo, sarà necessario mostrare il Green pass all’ingresso. Meglio registrarsi dal sito del festival per tempo visto che a Trieste, al momento della presentazione, in molti non sono riusciti ad entrare. I luoghi dove si tengono gli incontri, infatti, sono soggetti alle regole di distanziamento per cui i posti sono limitati.
Per scoprire chi sarà il vincitore del premio Galileo 2021 si dovrà attendere domenica 17 ottobre: la cerimonia di consegna si terrà al Teatro Verdi alle 11. Sarà condotta dalla giornalista Mediaset Alessandra Viero e interverrà Maria Chiara Carrozza, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, direttore scientifico della Fondazione don Gnocchi e docente in Bioingegneria industriale Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Il premio Galileo seleziona i migliori libri di divulgazione scientifica pubblicati in Italia nei due anni precedenti. I cinque finalisti sono stati scelti a gennaio dalla giuria scientifica e a decretare il vincitore sarà una giuria popolare formata da studenti universitari e delle scuole superiori di tutta Italia.
L’atteso incontro con i cinque finalisti sarà sabato 16 ottobre alle 18 al Teatro Verdi. Si tratta di Antonio Casilli, professore ordinario di Sociologia alla Télécom, il Politecnico di Parigi (Schiavi del clic), Pier Paolo Di Fiore, fondatore dell’Istituto Firc di oncologia molecolare a Milano e docente di Patologia generale all’Università di Milano (Il prezzo dell’immortalità), Barbara Mazzolai, direttrice associata dell’Istituto italiano di tecnologia (La natura geniale), Alberto Piazza, professore emerito di Genetica umana all’Università di Torino (Genetica e destino), e Chiara Valerio, scrittrice e conduttrice televisiva (La matematica è politica).
I cinque finalisti parteciperanno a un question time con Gabriele Beccaria, giornalista di La Stampa, Francesca Buoninconti, giornalista e divulgatrice scientifica, Giovanni Caprara, editorialista scientifico del Corriere della Sera, e Massimo Cerofolini, conduttore di Eta beta su Rai Radio 1. I temi che verranno affrontati sono molteplici. Si parlerà molto di spazio, industria aerospaziale e le ricadute della ricerca in questo campo per il mondo.
Lunedì 11 ottobre alle 16.30 all’Osservatorio astronomico di Padova gli astronomi del Bo Stefano Ciroi, Paolo Ochner e Alessandro Siviero si confronteranno e i biglietti per assistere in presenza sono già esauriti. Di onde gravitazionali parlerà Angelo Ricciardone, ricercatore al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università l’11 ottobre alle 18 nella sala Rossini del Caffè Pedrocchi mentre l’astronauta Umberto Guidoni e il capo della Divisione strutture, meccanismi e materiali dell’Agenzia spaziale europea (Esa) Tommaso Ghidini saranno intervistati da Caprara venerdì 15 alle 15 al Teatro Verdi.
Diversi sono gli incontri che tratteranno di medicina e non mancherà un focus sulla medicina di genere che nell’ultimo periodo sta alimentando la discussione. Il fatto di aver sempre pensato le cure al maschile senza tenere conto delle differenze di genere sarà il tema al centro dell’incontro La medicina delle differenze: verso l’equità di cura sabato 16 alle 15 nella sala Paladin di Palazzo Moroni: ne discuteranno Giovannella Baggio, docente di Medicina di genere all’Università di Padova e presidente del Centro studi nazionale su Salute e Medicina di genere, Silvia De Francia, farmacologa clinica e ricercatrice all’Università di Torino, e Silvia Pittarello, comunicatrice scientifica e docente al Master di Comunicazione delle Scienze del Bo.
Non mancheranno incontri durante i quali si parlerà di temi più strettamente legati al locale. Giovedì 14 alle 15.30 in sala Anziani a Palazzo Moroni ci sarà un parterre di amministratori provenienti da diverse zone della provincia e da fuori regione. L’incontro tratta di tutela dell’ambiente e della salute con Sergio Giordani, sindaco di Padova, Federico Barbierato, primo cittadino di Abano Terme, Damiano Coletta, sindaco di Latina, Chiara Gallani, assessore al Verde della città del Santo, Alessandro Ghinelli, sindaco di Arezzo, e Fausto Torelli, primo cittadino di Montecchio Emilia. Ritroveremo Gallani il 15 ottobre alle 16.30 in sala Paladin a Palazzo Moroni a discutere di come le città affrontano i cambiamenti climatici: alcune zone della città di Padova soffrono di problemi di allagamento quando piove molto e lavori alla rete fognaria stanno mettendo un freno ai disagi. All’evento parteciperanno anche Roberto Gasparetto, amministratore delegato di AcegasApasAmga Trieste, Andrea Razzini, direttore generale di Veritas, e Loris Tomiato, direttore dell’area tecnica e gestionale di Arpav.
Se si parla di locale non si possono tralasciare le Terme, le più importanti in Europa. Racchiuse nell’area dei Colli Euganei sono luogo di cura oltre che turistico. E proprio su salute e nuove tecnologie si concentrerà la discussione di sabato 16 alle quattro del pomeriggio a Villa Bassi Rathgeb ad Abano Terme con i sindaci Federico Barbierato e Riccardo Mortandello, rispettivamente primi cittadini di Abano e Montegrotto, docenti e presidente di istituzioni come il Centro studi termali Pietro d’Abano e il Parco regionale Colli Euganei.
La pandemia è un altro tema che verrà affrontato, si cercherà di capire quali cambiamenti ha portato nel nostro modo di vivere e di lavorare, con un’attenzione speciale allo smart working. Così come si parlerà di divulgazione scientifica, del ruolo delle banche e di come è cambiata la figura del manager in questi anni, da tradizionale uomo che segue gli ordini ad agente di innovazione. Sono molti gli spunti che il Galileo Festival mette sul piatto per capire la realtà e la direzione da prendere. Per capire come possiamo tutti noi fare la nostra parte per disegnare un futuro migliore.
«Sette giorni di scienza e cultura a disposizione dei giovani»
L’effetto-partecipazione, che si farà sentire in tutta la città grazie alla presenza di oltre mille giovani e 150 relatori che arriveranno a Padova dall’11 al 17 ottobre. E il ruolo fondamentale a livello internazionale che si assume Padova, dedicando tempi e spazi alla divulgazione scientifica, perchè come sta evidenziando la pandemia, c’è bisogno di capire i fenomeni per prendere decisioni consapevoli. Sulla base di questi presupposti, infatti Andrea Colasio, che ha la delega alla Cultura, è uno dei primi propulsori del Galileo Festival.
Assessore, Padova si candida a diventare una capitale della Scienza?
«Certo, e a pieno titolo da 7 secoli, perché qui è stato anticipato il Medioevo con l’applicazione pratica delle teorie. Penso, per esempio, alla macchina complessa di Dondi dall’Orologio che misurava il tempo con metodi innovativi su 7 pianeti già nel Trecento. L’idea vincente adesso è stata quella di mettere insieme il Premio Galileo, che è un evento importante, uno dei più autorevoli per la divulgazione degli argomenti scientifici, con il Festival che dura una settimana. Un dato spiega la rilevanza che hanno queste manifestazioni: una volta dovevamo inseguire le case editrici che pubblicavano i libri su tali argomenti, e fra i quali usciva poi il vincitore del Premio, mentre adesso sono loro a proporsi».
Qual è la chiave di volta?
«Siamo riusciti a usare il Premio e la settimana sulla Scienza come strumenti per rilanciare la città. Per sette giorni, pertanto, racconteremo a Padova temi scientifici, coinvolgendo l’Università con tutti i suoi Dipartimenti, enti e imprese, ma sempre utilizzando una chiave divulgativa. Infatti, siamo stati capaci di mettere insieme persone e istituzioni, sotto l’ombrello appunto del Premio Galileo, costruendo un percorso che fa raccordare scienza e ricerca per esempio con gli aspetti ambientali, come i cambiamenti climatici, ed etici».
Che cosa si farà in questa settimana?
«Il Festival è una ricognizione sullo stato dell’arte di molte discipline e che ha alle spalle un successo consolidato. Metteremo in rete vari luoghi della città, significativi da questo punto di vista, e chi verrà a Padova, cioè studenti, ricercatori e i giovani membri della giuria, faranno tappa in questi straordinari siti. Cito per esempio Palazzo della Ragione, e poi la Specola, il Teatro Anatomico al Bo, i Musei scientifici».
In questo contesto come si inserisce il riconoscimento di Padova Patrimonio dell’Unesco?
«Direi che si tratta di un processo automatico, perché tutte le manifestazioni organizzate nell’ambito del palinsesto della Settimana dedicata alla Scienza, rientrano perfettamente nella cornice culturale dell’Urbs Picta, che in un certo senso fa da collante. È evidente che il Festival Galileo trarrà una maggiore aura dal sigillo attribuito a Padova che, proprio in virtù di esso, ha aumentato la sua capacità attrattiva E ha migliorato la sua immagine, già positiva a livello internazionale, di bellissima e ricchissima città d’arte. Un effetto-partecipazione, quindi, che adesso si farà sentire in modo significativo, con ricadute positive per tutto l’indotto».
di Nicoletta Cozza
«Un’occasione da cogliere per fare di Padova la capitale europea dell’innovazione»
«Padova ha una grande opportunità per diventare capitale europea dell’innovazione se politica, università e imprese riusciranno a dialogare tra loro. Il Galileo Festival si propone proprio come strumento di dialogo». Filiberto Zovico, fondatore di ItalyPost, che promuove assieme al Comune di Padova il festival della scienza e dell’innovazione (curato da Goodnet), vede arrivare all’orizzonte un’occasione. Un’occasione che non va persa, rappresentata dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Partiamo dall’inizio. Quando e perché nasce il Galileo festival?
«Nasce otto anni fa, siamo alla nona edizione. L’idea alla base è che Padova abbia la capacità di mettere insieme le forze della ricerca con il mondo dell’impresa. Un po’ il ruolo che svolgeva Galileo Galilei, da cui prende il nome il festival, con la Serenissima».
Ci spieghi meglio.
«Galileo ha fatto delle scoperte incredibili, pensiamo al cannocchiale, giusto per fare un esempio. E tutto ciò che scopriva o inventava lo metteva a disposizione di quello che all’epoca poteva essere considerato l’alter ego del mondo delle imprese di oggi. Il trasferimento dell’innovazione è la forza che caratterizza Padova e che può farle ambire il ruolo di capitale europea in questo ambito. Tanto più in una fase come quella attuale, dopo la pandemia, durante la quale si temeva di riscontrare l’incapacità di reagire. E per fortuna non è stato così».
Chi sono i soggetti che devono lavorare assieme?
«Politica, università e imprese. La speranza, ancor di più ora dopo l’insediamento della rettrice Daniela Mapelli, è che tutte le istituzioni padovane marcino unite con una visione: se non si capisce che bisogna attrarre multinazionali come sta facendo l’Emilia-Romagna, se le università venete non collaborano, se la politica non si mette alla regia e le istituzioni finanziarie non mettono a fattor comune le loro risorse sarà un’occasione persa. Ci sono tante città in Europa che possono ambire a diventare capitale dell’innovazione».
E il festival come si inserisce in questo contesto?
«È uno strumento di dialogo. Tante iniziative in questi anni sono nate e morte. Il Galileo Festival resta, è diventato ormai un punto di aggregazione».
Quanto è importante fare informazione, divulgazione scientifica in un momento come quello attuale?
«Dal Covid abbiamo imparato che non esistono verità assolute. La scienza ha sempre avuto capacità critica verso sé stessa. Credo che tanti abbiano avuto fretta di dare risposte troppo semplici per problemi complessi e durante il festival cercheremo, invece, di restituire quella complessità che è indispensabile per affrontare davvero i problemi. I temi sono molti, dai cambiamenti climatici alla medicina di genere, dall’industria aerospaziale alla figura del manager. Cercheremo di dare una visione a 360 gradi con ospiti importanti come l’astronauta Umberto Guidoni, la presidente del Consiglio nazionale delle ricerche Maria Chiara Carrozza o il presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo Francesco Profumo».
Qual è la novità di quest’anno?
«La vera novità è che dopo una fase così complessa in cui quasi tutto si è paralizzato è necessario progettare il futuro. Padova e il Veneto hanno una grande occasione, stanno arrivando i fondi del Pnrr, dobbiamo spingere sull’alta velocità. Le imprese hanno dimostrato di reagire. Due università importanti come Padova e Ca’ Foscari sono guidate da donne, ho sempre creduto che le donne riescano a inserire elementi di novità importanti. Quindi si può ben sperare».
Il futuro è roseo?
«Ci sono i soldi, i collegamenti all’interno della regione e figure di primo livello ai vertici. Se sbagliamo qualcosa sarà solo colpa nostra».
di Silvia Moranduzzo
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