Corriere del Veneto -

GALILEO FRA SCIENZA E SVILUPPO

Corriere Veneto / di Gabriele Fusar Poli

«Sarà un Galileo Festival con i piedi per terra». La promessa è firmata Giovanni Caprara, direttore scientifico dell’atteso appuntamento con la Settimana della Scienza e dell’Innovazione, promossa da ItalyPost e Comune di Padova e in programma da lunedì 11 a domenica 17 ottobre.

Una kermesse che quest’anno acquisisce (se possibile) ancor più valore alla luce dei prossimi festeggiamenti per i primi 800 anni dell’Università patavina, a cui Galileo Galilei è a dir poco legato a doppio filo: proprio durante i suoi anni di insegnamento all’ombra del Santo, infatti, il fisico puntò per la prima volta un cannocchiale verso il cielo, rivoluzionando così l’astronomia e dando il via alla scienza moderna.

Conscio dell’importanza del Festival, Giovanni Caprara – saggista ed editorialista scientifico del Corriere della Sera – risponde innanzitutto alla questione che in molti si pongono ma che nessuno osa sollevare: per capire a pieno le tematiche affrontate nei 50 incontri previsti (e dislocati principalmente tra Palazzo Moroni, Caffé Pedrocchi e Teatro Verdi) bisogna essere per forza degli esperti della materia? «Assolutamente no – garantisce il direttore scientifico – questo è un Festival che riguarda tutti: dal politico delle amministrazioni locali al semplice appassionato, passando per gli operatori del mondo economico fino ad arrivare a chiunque sia consapevole che la scienza e l’innovazione siano preziose opportunità anche per lo sviluppo delle nostre città, perché le tecnologie possono aiutarci in ogni campo. Proporremo vari aspetti trasversali tra di loro, unendo settori diversi che oggi più che mai devono interagire perché la multidisciplinarietà è fondamentale per lo sviluppo».

Basta sentire Caprara elencare i vari argomenti che verranno trattati per capire che ogni singola sfaccettatura della scienza sarà protagonista del Galileo Festival: «Parleremo di spazio e di space economy proiettandoci nell’immediato futuro e guardandolo da una dimensione e da una prospettiva diversa, ma anche di nanotecnologie, intelligenza artificiale, sostenibilità, ricerca e molto ma molto altro». Guai, però, a chiedergli chi saranno le «star» della settimana: «Non vorrei citare alcuni ospiti facendo così uno sgarbo ad altri, e per un motivo ben preciso: vale davvero la pena di ascoltare tutti i personaggi che si alterneranno al Galileo Festival, perché ci aiuteranno a capire come scienza e innovazione siano determinanti per la crescita di un Paese. Anzi, proprio per questo motivo avremo un occhio di riguardo per i giovani ricercatori, che con coraggio affrontano sempre nuove sfide: sono loro i veri protagonisti del nostro futuro».

E a tal proposito Giovanni Caprara si dichiara alquanto ottimista: «Il vento è cambiato rispetto a qualche anno fa: molti ricercatori giudicano l’Italia il luogo ideale per sviluppare le loro idee, tanto che più che di “fuga di cervelli” parlerei di “ritorno” dato che diversi sono quelli rientrati, anche perché sono molteplici le iniziative a loro dedicate. L’Università di Padova, ad esempio, sta facendo un ottimo lavoro per sostenere i giovani e tenerli ancorati al Paese in cui sono nati e dove possono avere un florido futuro, che peraltro passa inevitabilmente dall’innovazione: da questo punto di vista la concorrenza internazionale è sempre più esasperata oltre che di altissimo livello, ma l’Italia non ha nulla da invidiare agli altri stati».

Curiosità finale: se Giovanni Caprara (che nel corso della sua carriera giornalistica ha intervistato tra gli altri l’astronauta Neil Armstrong, l’astrofisico britannico Stephen Hawking e vari premi Nobel) avesse la possibilità di conversare con Galileo Galilei, cosa gli chiederebbe? «Come trasmettere il suo metodo scientifico al mondo politico, perché consente di ragionare in maniera adeguata e concreta anche sulla gestione della società, visto che si fonda su elementi reali e sulla veridicità dei fatti e non sulle chiacchiere. Per restare al passo coi tempi abbiamo bisogno del sostegno della politica, che deve capire che scienza e innovazione non sono optional bensì punti di partenza».

 

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