Il Mattino di Padova -

Vito Mancuso. Cari sapiens, ora recuperate il foglio, la matita e il gesso

La scienza ha bisogno di umanisti. Ne sono tutti consapevoli. Le nuove sfide nella medicina, nelle biotecnologie, la stessa esplosione delle nuove forme di intelligenza artificiale hanno bisogno di chi riflette in termini di responsabilità, di limiti. 

Ecco allora che al Galileo festival sarà presente, domenica 21alle 12 al San Gaetano, anche Vito Mancuso, filosofo e teologo.

È giusto avere paura delle tecnologie, dell’intelligenza artificiale?

«La paura è la prima delle sei emozioni primarie. È una modalità mediante cui la nostra mente agisce al presentarsi del mondo. Quindi è naturale che di fronte ad ogni novità gli esseri umani provino anche paura. In particolare non è per nulla infondato avere un senso di timore nei confronti di qualcosa che si chiama “intelligenza artificiale”, perché stiamo parlando di una cosa, l’intelligenza, che è una peculiarità umana. Non per nulla ci chiamiamo sapiens. Se siamo giunti alla civiltà, all’umanità, questo è avvenuto grazie alla nostra intelligenza. È quindi è qualcosa che dovremmo coltivare e custodire. La cosa migliore è l’intelligenza naturale».

Che è in pericolo?

«L’intelligenza, come tutte le cose del mondo, tutte le qualità, tutti gli oggetti, se non si continua ad usare deperisce. La continua esposizione all’intelligenza artificiale che risolve per noi una serie di problemi, di esigenze che abbiamo, beh questa può effettivamente procurare un deperimento della nostra intelligenza naturale. Un tempo sapevamo a memoria tanti numeri di telefono, avevamo il senso dell’orientamento perché non c’erano rubriche telefoniche sui cellulari, non c’erano navigatori e tanto altro. Sapevamo fare più cose e stiamo perdendo capacità. Quindi il rischio è che l’intelligenza artificiale possa procurare una stupidità naturale».

Però -molti dicono- le macchine non hanno coscienza, non potranno mai sostituire l’uomo. Rimane questa la nostra trincea, oppure sarà possibile anche questa evoluzione?

«Non ho la competenza tecnica per predire se questo passaggio quantico, perché si tratterebbe di una e vera e propria discontinuità, possa avvenire. Se le macchine passassero dalla inconsapevolezza alla consapevolezza, cioè dall’intelligenza semplicemente calcolante ad una creativa – capace quindi di libertà rispetto agli ordini – ci troveremo al cospetto di esseri non umani ma certo umanoidi, dotati di una personalità. Sarebbe auspicabile tutto questo? Non lo so. Adesso mi fa paura».

Qualcuno dice che bisogna fermarsi prima.

«Quante volte dico: come sarebbe bello se le armi potessero tornare a essere l’arco e le frecce di tempo, le spade. Si farebbe la guerra, perché il conflitto ci sarà sempre, però la potenzialità di distruzione sarebbe limitata. Ma è evidente che sto fantasticando. Non sarà mai possibile questo passo, si va sempre più avanti. La capacità distruttiva diventa maggiore e la stessa cosa naturalmente avviene per le macchine. Non sono uno di quegli umanisti che diffidano della scienza, non ho paura della tecnica che è fondamentale per aumentare le nostre capacità: ma appunto le “nostre” capacità. Se invece affidiamo tutto alle macchine, le macchine diventeranno sempre più umane e noi diventeremo sempre più macchine. E questo non è un bel futuro».

E come lo evitiamo?

«Dobbiamo coltivare l’intelligenza naturale dei nostri ragazzi, farli calcolare, farli ragionare. Se si potesse mi piacerebbe togliergli le macchine dalle mani, rimettergli in mano la penna, la matita, il foglio bianco, il gesso per scrivere sulla lavagna».

La scienza e la tecnica vanno sempre più avanti, ma cresce anche il negazionismo, l’oscurantismo, la diffidenza. È un paradosso?

«Il pensiero oscurantista, nemico della conoscenza, c’è sempre stato, basti pensare ai roghi di esseri umani e di libri. Chi ha paura, una paura che nasce spesso dall’ignoranza, sente il bisogno di “risolvere” questa paura, invece di accoglierla, di capirla ragionando. Si crea allora un cortocircuito, si ha bisogno di un nemico. Oggi questo tipo di risposta è aumentato perché è aumentato tutto: più siamo connessi, più siamo bombardati dalla informazione, più cresce la paura. Oggi qualunque cosa avvenga altrove avviene comunque a casa nostra e genera il bisogno di trovare una soluzione subito. Questa soluzione immediata si chiama superstizione: il no vax, il complotto giudaico, la Madonna che appare, si tratta sempre di superstizione».

 

il Mattino di Padova / di Nicolò Menniti Ippolito

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