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La proprietà intellettuale è sempre più un asset aziendale

di Chiara Andreola, Cult di VeneziePost | 23 aprile 2016

Gualtiero Dragotti, partner dello studio legale DLA Piper, invita le aziende a considerare la brevettazione – e più in generale  la proprietà intellettuale – non come un semplice strumento di tutela legale, ma come un investimento a tutti gli effetti. Il caso Geox dimostra come si possa crescere anche grazie alla capacità di investire su questo fronte

Non una mera questione legale, ma un vero e proprio investimento: così l’avvocato Gualtiero Dragotti, vede i brevetti e la tutela della proprietà intellettuale. Dragotti, in qualità di partner di uno degli studi che, anche a livello internazionale, più si occupa di questo tema, DLA Piper,  interverrà al Galileo Festival venerdì 6 maggio alle ore 11.30 sul tema “Il valore della proprietà intellettuale: come la ricerca e gli asset intangibili creano valore per l’azienda, come difenderlo e valorizzarlo”. Prima di lui, per raccontare una storia ormai diventata leggenda, cioè quella de “la scarpa che respira”,  interverrà il fondatore di Geox, Mario Moretti Polegato».

Avvocato Dragotti, quali sono le questioni con cui più spesso le aziende si trovano a confrontarsi quando si parla di proprietà intellettuale?
«La prima è una questione più di scenario, ossia il passaggio da una fase in cui la brevettazione era considerata come un costo e spesso solo come tutela legale, ad un approccio più maturo in cui i brevetti sono visti come un vero e proprio investimento che dà ritorno anno per anno, e quindi come asset per l’azienda. Diciamo che si è passati da un uso “patologico” del brevetto, ossia chiamandolo in causa solo nel momento in cui si andava in tribunale, ad uno “psicologico”, in cui questi costituiscono uno sprone nel pianificare e gestire l’attività dell’impresa. L’altra questione di stretta attualità è, oltre al patent box che davvero può fare la differenza per le aziende sotto il profilo fiscale, l’introduzione del brevetto unitario europeo: si tratta di avere un tribunale unico a livello comunitario – la sede per l’Italia sarà a Milano -, ma allo stesso tempo di trovarsi con una serie dibrevetti nazionali da difendere nei singoli Paesi. Le aziende ci stanno quindi chiedendo assistenza nel prepararsi a questo nuovo scenario».

Questa “frammentazione” della tutela non rischia di diventare un ostacolo per le aziende?
«Alcuni in effetti lo considerano tale, perché preferirebbero agire in maniera unitaria. Io lo vedo piuttosto come un vantaggio, perché le norme diverse da Paese a Paese consentono di “adattare” la propria azione al contesto specifico e ottenere risultati diversi. Del resto in un mercato comune sono necessari anche brevetti comuni, e quindi è un passo che andava intrapreso e a cui le aziende è bene che si preparino».

Su quali aspetti in particolare vorrebbe suscitare la consapevolezza delle aziende con il dibattito al Galileo?
«Innanzitutto sul fatto di considerare la proprietà intellettuale in senso lato, e non solo i brevetti propriamente detti, come un asset aziendale. Del resto proprio Geox, che sarò lì rappresentata dal fondatore stesso, è diventata ciò che è anche grazie alla sua capacità di investire su questo fronte. Inoltre, vorrei ci fosse maggior conoscenza e consapevolezza del quadro normativo, soprattutto alla luce delle novità a cui accennavo prima: abbiamo un sistema di risoluzione delle controversie e di tutela della proprietà intellettuale adatto, ed è importante conoscerlo per utilizzarlo al meglio».

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